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Dopo “Veleno” e “Bibbiano”: la tutela del minore tra casi di cronaca e prassi condivise.
Data evento: 04/02/2022
Orari: 9:00-13:30
Luogo evento: Gotowebinar
L’inchiesta “Veleno”, recentemente trasformata in serie televisiva, e il caso di Bibbiano rappresentano due squarci attraverso i quali al pubblico è permesso di “spiare” il funzionamento dei servizi che si occupano di tutela del minore, la cui esistenza e funzionamento normalmente sono invece del tutto invisibili ai non specialisti.
I casi mediatici nascono da situazioni di sospetto malfunzionamento nell’applicazione delle procedure o di errore da parte dei professionisti coinvolti, ma non ci parlano del lavoro che quotidianamente si svolge - lontano dall’attenzione dei media - per indagare i contesti familiari potenzialmente nocivi per i minori che ne fanno parte.
Il mondo della tutela rappresenta infatti un crocevia di competenze e saperi diversi che si fronteggiano quotidianamente cercando di lavorare in rete, senza rimanere in essa intrappolati o soffocati. Questo particolare settore espone i suoi operatori a situazioni terribilmente complesse che mettono costantemente in discussione le loro credenze, i loro saperi, i loro punti di riferimento etici e culturali.
In questo campo gli operatori sono chiamati ad un continuo dialogo con sé stessi e con i colleghi per non indulgere in spinte onnipotenti da un lato o in una staticità impotente dall’altra, in un contesto di scarsità di mezzi e a volte oggetto di un’attenzione mediatica non competente.
L’azione professionale di psicologi e psicoterapeuti nei contesti di tutela ha sempre alla propria base questi interrogativi: come ascoltare in modo tutelante, come ascoltare in modo protetto, come trasformare l’ascolto in un’occasione che danneggi il meno possibile un bambino, cercando comunque di comprendere quanto accaduto, come gestire il doppio ruolo di clinico ma anche di pubblico ufficiale chiamato a segnalare in caso di notizia di reato, doppio ruolo che espone a complessità e rischi non banali (Carta di Noto, 2011). Obiettivo della giustizia degli adulti è comprendere la realtà dei fatti. Obiettivo del terapeuta è garantire uno spazio di ascolto, comprensione e talvolta di risignificazione dell’evento traumatico. Questo ascolto non può essere ricondotto ad alcuna forma di “semplice” dialogo con un minore, perché dovrà sempre svolgersi nel rispetto di regole e scopi ben precisi. Gli psicologi sanno bene che ciò che emerge nel setting non sono verità assolute. Sono piuttosto luogo di affermazione di eventi, sono luogo di espressioni di emozioni. Talvolta possono essere luoghi di trappole, imbrogli e confusione, di verità parziali.
Ed è proprio in questa luce che vale la pena chiedersi come proteggere minori, famiglie e tutelare il proprio operato, avvalendosi di strumenti oggettivi e attendibili. Perché in questo ambito il rischio non risparmia nessuno: non i bambini in situazioni di vita delicate, non le famiglie parimenti coinvolte, non gli operatori e nemmeno i Giudici e gli inquirenti. Nel contesto di queste riflessioni l’OPL propone un evento pomeridiano di riflessione e approfondimento sull’azione professionale nei contesti di tutela, aprendo un dialogo multidisciplinare su temi così complessi che intersecano l'area della tutela minori, i Servizi Sociali, la Magistratura, gli esperti dell'ascolto e l’opinione pubblica con la partecipazione dei seguenti relatori.
PER ISCRIVERTI CLICCA QUI
Relatori:
Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile, CTU
Monica Bonessa, avvocato
Ariela Casartelli, supervisore e formatrice del Servizio Sociale
Valentina Crespi, psicologa, psicoterapeuta, CTU
Marina Scotti, curatore speciale
Pablo Trincia, giornalista
Luca Villa, giudice
Moderano:
Davide Baventore (vicepresidente OPL) e Silvia Valadé (consigliera OPL, commissione deontologica OPL)
Orari: 9:00-13:30
Luogo evento: Gotowebinar
L’inchiesta “Veleno”, recentemente trasformata in serie televisiva, e il caso di Bibbiano rappresentano due squarci attraverso i quali al pubblico è permesso di “spiare” il funzionamento dei servizi che si occupano di tutela del minore, la cui esistenza e funzionamento normalmente sono invece del tutto invisibili ai non specialisti.
I casi mediatici nascono da situazioni di sospetto malfunzionamento nell’applicazione delle procedure o di errore da parte dei professionisti coinvolti, ma non ci parlano del lavoro che quotidianamente si svolge - lontano dall’attenzione dei media - per indagare i contesti familiari potenzialmente nocivi per i minori che ne fanno parte.
Il mondo della tutela rappresenta infatti un crocevia di competenze e saperi diversi che si fronteggiano quotidianamente cercando di lavorare in rete, senza rimanere in essa intrappolati o soffocati. Questo particolare settore espone i suoi operatori a situazioni terribilmente complesse che mettono costantemente in discussione le loro credenze, i loro saperi, i loro punti di riferimento etici e culturali.
In questo campo gli operatori sono chiamati ad un continuo dialogo con sé stessi e con i colleghi per non indulgere in spinte onnipotenti da un lato o in una staticità impotente dall’altra, in un contesto di scarsità di mezzi e a volte oggetto di un’attenzione mediatica non competente.
L’azione professionale di psicologi e psicoterapeuti nei contesti di tutela ha sempre alla propria base questi interrogativi: come ascoltare in modo tutelante, come ascoltare in modo protetto, come trasformare l’ascolto in un’occasione che danneggi il meno possibile un bambino, cercando comunque di comprendere quanto accaduto, come gestire il doppio ruolo di clinico ma anche di pubblico ufficiale chiamato a segnalare in caso di notizia di reato, doppio ruolo che espone a complessità e rischi non banali (Carta di Noto, 2011). Obiettivo della giustizia degli adulti è comprendere la realtà dei fatti. Obiettivo del terapeuta è garantire uno spazio di ascolto, comprensione e talvolta di risignificazione dell’evento traumatico. Questo ascolto non può essere ricondotto ad alcuna forma di “semplice” dialogo con un minore, perché dovrà sempre svolgersi nel rispetto di regole e scopi ben precisi. Gli psicologi sanno bene che ciò che emerge nel setting non sono verità assolute. Sono piuttosto luogo di affermazione di eventi, sono luogo di espressioni di emozioni. Talvolta possono essere luoghi di trappole, imbrogli e confusione, di verità parziali.
Ed è proprio in questa luce che vale la pena chiedersi come proteggere minori, famiglie e tutelare il proprio operato, avvalendosi di strumenti oggettivi e attendibili. Perché in questo ambito il rischio non risparmia nessuno: non i bambini in situazioni di vita delicate, non le famiglie parimenti coinvolte, non gli operatori e nemmeno i Giudici e gli inquirenti. Nel contesto di queste riflessioni l’OPL propone un evento pomeridiano di riflessione e approfondimento sull’azione professionale nei contesti di tutela, aprendo un dialogo multidisciplinare su temi così complessi che intersecano l'area della tutela minori, i Servizi Sociali, la Magistratura, gli esperti dell'ascolto e l’opinione pubblica con la partecipazione dei seguenti relatori.
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Relatori:
Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile, CTU
Monica Bonessa, avvocato
Ariela Casartelli, supervisore e formatrice del Servizio Sociale
Valentina Crespi, psicologa, psicoterapeuta, CTU
Marina Scotti, curatore speciale
Pablo Trincia, giornalista
Luca Villa, giudice
Moderano:
Davide Baventore (vicepresidente OPL) e Silvia Valadé (consigliera OPL, commissione deontologica OPL)
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Pertanto si declina ogni responsabilità circa eventuali errori, disservizi e/o inadempimenti con riferimento agli eventi, corsi e iniziative non espressamente organizzati e/o patrocinati da OPL.
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