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AIPA - Associazione Italiana di Psicologia Analitica
Orientamento teorico-scientifico e clinico
Bibliografia
Docenti
Organizzazione della didattica
Piano di studi
Informazioni pratiche e organizzative
Supervisione, formazione esperienziale e tirocini
Orientamento teorico-scientifico e clinico
La Scuola di Psicoterapia gestita dall'AIPA (Associazione Italiana di Psicologia Analitica) si riconosce nell'indirizzo scientifico-culturale di Carl Gustav Jung.
Jung ha proposto una interpretazione della psiche che afferma la sua specificità soprattutto per il modo con cui vengono concepiti l'Inconscio e l'energia psichica. Per sottolineare la differenza, fin dall'inizio egli nominò la propria Scuola "Psicologia Analitica" mentre quella freudiana manteneva il nome di "psicoanalisi".
Secondo la Psicologia Analitica junghiana, l'Inconscio non è costituito solo dai contenuti rimossi a seguito di conflitti infantili, ma nei livelli più profondi contiene anche gli aspetti primari secondo i quali la psiche umana si è costituita relazionandosi con il mondo, la presenza dei quali è riscontrabile nel materiale immaginativo presente nella cultura di tutti i tempi. Di conseguenza, l'energia psichica non è soltanto il prodotto della conflittualità libido-istintuale, ma scaturisce dal confronto tra i dati della coscienza e quelli dell'inconscio, sia a livello infantile che a quello, più profondo, riferibile alle disposizioni arcaiche della personalità.
Da queste premesse, deriva anche l'interpretazione del disturbo psichico specifica della Psicologia Analitica e di conseguenza la proposta terapeutica junghiana. Non si tratta solo di portare alla coscienza il contenuto del conflitto infantile rimosso (considerato la causa della sintomatologia disturbante) affinché venga ristabilito il controllo dell'Io; ma è necessario che il soggetto riconosca in sé anche la matrice arcaica, non per eliminarla ma per assumerla come un elemento significativo nella totalità della sua psiche.
La cura, dunque, non consiste solo nella ricerca di una sparizione dei sintomi, quanto nella maggiore comprensione che l'individuo deve raggiungere sul significato della sua presenza nel mondo. La psiche umana, infatti, se da un lato può essere intesa come una ricapitolazione della storia, dall'altro e proprio per questo, viene a porsi come una elemento costitutivo del presente. Questo processo, che rappresenta la sostanza del modello psicoterapeutico junghiano, viene chiamato processo di individuazione.
La prassi psicoterapeutica junghiana, dunque, deve tener presente che:
- Devono essere analizzati anche gli aspetti della psiche che sono riferibili a conflitti infantili. Questo richiede la conoscenza delle tecniche che appartengono alla sostanza del modello psicoanalitico, sia nella sua forma originaria che nei successivi sviluppi, e l'applicazione di esse secondo le esigenze che emergono dalla clinica.
- Devono essere considerati, oltre a questi e relativamente al grado di sviluppo della personalità, i livelli più arcaici della psiche. Poiché questi appartengono comunque anche al terapeuta, la psicologia analitica attribuisce importanza essenziale alla relazione con l'analista. Il setting analitico, infatti, non rappresenta solo il luogo in cui vengono rivissuti i conflitti infantili ma anche, e soprattutto, lo spazio per l'attivazione degli psichici più profondi che si esprimono nella persona umana ad opera della funzione immaginativa.
Affinché questo sia possibile, è necessario che la formazione dell'analista sia fondata principalmente sulla propria analisi personale. Da questa insostituibile esperienza egli deve essere posto in grado di padroneggiare non solo i conflitti derivati dalle proprie esperienze infantili, ma anche quei lati della personalità, molto più remoti e oscuri, che saranno comunque risvegliati nel corso del suo lavoro professionale.
Sebbene la tradizione della Psicologia Analitica junghiana, come si è detto, risalga alla matrice freudiana ma si sia fin dall'inizio differenziata da essa, l'evoluzione degli studi sia da parte freudiana che junghiana spesso ha portato a convergenze importanti. Attualmente si può dire che le due scuole, pur mantenendo alcune loro specificità, presentano molti aspetti di interessante ed euristica integrazione. Convergono, comunque, su un punto: entrambe ritengono che l'approccio al disturbo psichico comporti l'integrazione nella coscienza dei contenuti dell'inconscio. Per questo, entrambe possono definirsi "analisi del profondo".
Jung ha proposto una interpretazione della psiche che afferma la sua specificità soprattutto per il modo con cui vengono concepiti l'Inconscio e l'energia psichica. Per sottolineare la differenza, fin dall'inizio egli nominò la propria Scuola "Psicologia Analitica" mentre quella freudiana manteneva il nome di "psicoanalisi".
Secondo la Psicologia Analitica junghiana, l'Inconscio non è costituito solo dai contenuti rimossi a seguito di conflitti infantili, ma nei livelli più profondi contiene anche gli aspetti primari secondo i quali la psiche umana si è costituita relazionandosi con il mondo, la presenza dei quali è riscontrabile nel materiale immaginativo presente nella cultura di tutti i tempi. Di conseguenza, l'energia psichica non è soltanto il prodotto della conflittualità libido-istintuale, ma scaturisce dal confronto tra i dati della coscienza e quelli dell'inconscio, sia a livello infantile che a quello, più profondo, riferibile alle disposizioni arcaiche della personalità.
Da queste premesse, deriva anche l'interpretazione del disturbo psichico specifica della Psicologia Analitica e di conseguenza la proposta terapeutica junghiana. Non si tratta solo di portare alla coscienza il contenuto del conflitto infantile rimosso (considerato la causa della sintomatologia disturbante) affinché venga ristabilito il controllo dell'Io; ma è necessario che il soggetto riconosca in sé anche la matrice arcaica, non per eliminarla ma per assumerla come un elemento significativo nella totalità della sua psiche.
La cura, dunque, non consiste solo nella ricerca di una sparizione dei sintomi, quanto nella maggiore comprensione che l'individuo deve raggiungere sul significato della sua presenza nel mondo. La psiche umana, infatti, se da un lato può essere intesa come una ricapitolazione della storia, dall'altro e proprio per questo, viene a porsi come una elemento costitutivo del presente. Questo processo, che rappresenta la sostanza del modello psicoterapeutico junghiano, viene chiamato processo di individuazione.
La prassi psicoterapeutica junghiana, dunque, deve tener presente che:
- Devono essere analizzati anche gli aspetti della psiche che sono riferibili a conflitti infantili. Questo richiede la conoscenza delle tecniche che appartengono alla sostanza del modello psicoanalitico, sia nella sua forma originaria che nei successivi sviluppi, e l'applicazione di esse secondo le esigenze che emergono dalla clinica.
- Devono essere considerati, oltre a questi e relativamente al grado di sviluppo della personalità, i livelli più arcaici della psiche. Poiché questi appartengono comunque anche al terapeuta, la psicologia analitica attribuisce importanza essenziale alla relazione con l'analista. Il setting analitico, infatti, non rappresenta solo il luogo in cui vengono rivissuti i conflitti infantili ma anche, e soprattutto, lo spazio per l'attivazione degli psichici più profondi che si esprimono nella persona umana ad opera della funzione immaginativa.
Affinché questo sia possibile, è necessario che la formazione dell'analista sia fondata principalmente sulla propria analisi personale. Da questa insostituibile esperienza egli deve essere posto in grado di padroneggiare non solo i conflitti derivati dalle proprie esperienze infantili, ma anche quei lati della personalità, molto più remoti e oscuri, che saranno comunque risvegliati nel corso del suo lavoro professionale.
Sebbene la tradizione della Psicologia Analitica junghiana, come si è detto, risalga alla matrice freudiana ma si sia fin dall'inizio differenziata da essa, l'evoluzione degli studi sia da parte freudiana che junghiana spesso ha portato a convergenze importanti. Attualmente si può dire che le due scuole, pur mantenendo alcune loro specificità, presentano molti aspetti di interessante ed euristica integrazione. Convergono, comunque, su un punto: entrambe ritengono che l'approccio al disturbo psichico comporti l'integrazione nella coscienza dei contenuti dell'inconscio. Per questo, entrambe possono definirsi "analisi del profondo".
OrientamentoPsicologia analitica junghiana
DirettoreFilippo Strumia
Anno di riconoscimento MIUR1995 (cod. 19)
Affiliazione a Società ScientificheIAAP (International Association for Analytical Psychology)
IndirizzoVia Muratori, 32 - 20135 Milano
Sito webwww.aipamilano.it
E-mailaipamilano@gmail.com
Telefono335.1678410
Fax02.700.538853
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