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03/11/2015
INSIDE OUT, la rabbia e la comunità professionale.
immagine articolo INSIDE OUT, la rabbia e la comunità professionale. Una lettera aperta del Presidente Bettiga ai colleghi.

Se in merito all’azione di OPL di quest’ultimo anno vi è una generale e diffusa soddisfazione (l’impressione generale lo dice qualitativamente, questionari e analisi dei feed-back lo confermano quantitativamente) e se, come sempre e giustamente accade, capita di leggere in rete pareri più o meno critici; se qualche disfattista cronico a prescindere demolisce e negativizza, e qualche strumentalizzazione politica timidamente tiene acceso (fuori tempo!) il trend delle campagne elettorali, tutto sommato il bilancio OPL è quello di un successo generalizzato e di un’immagine presso le istituzioni, presso la società e presso i colleghi nettamente più positiva ed efficace degli anni scorsi. Si respira un’aria nuova e, soprattutto in Casa della Psicologia, è tornata protagonista un gioia e un calore nella partecipazione che non si sentivano da anni.

Ne siamo lieti e ne facciamo una leva motivazionale a proseguire così; evitando ogni forma di autoreferenzialità, continueremo a valorizzare soprattutto le azioni positive riconosciute come tali da tutti e comunicheremo i risultati raggiunti limitando i proclami, i sensazionalismi e gli slogan politico-populistici. Avanti con il timone fermo, senza cedere alle provocazioni e alle strumentalizzazioni vuote e lesive della categoria che fisiologicamente ricompaiono a cadenza regolare.

Oggi però vorrei appunto uscire dagli schemi e cogliere una di queste apparentemente bizzarre provocazioni (come frequentemente accade, incompleta e strumentale) per dare a tutti un doveroso chiarimento e richiamare a un’assunzione di responsabilità su un tema che, guarda caso, è di enorme attualità: la rabbia.

La rabbia intesa non soltanto come emozione pura, ma la rabbia intesa come motore sociale, politico, come leva populista da cui dobbiamo tutti assieme proteggere la comunità professionale.

La riflessione e il mio appello partono dallo stupore e dalla tristezza che si sono accesi in me nel leggere che, a valle del grande successo di un incontro organizzato da OPL a commento del film della Pixar “Inside Out”, qualcuno in rete ha gridato allo scandalo perché l’Ordine non avrebbe invitato uno psicologo, ma un “un esperto di marketing e media advertising con una laurea in economia e commercio!….” a parlare del film e a partire da questo rilievo di lesa maestà si leggeva tra le righe una critica generale contro l’Ordine e l’esplicitazione (clinicamente meravigliosa) della propria RABBIA.  Ecco il tema.

Ora, per chiarezza, la persona invitata era nulla di meno che Diego Ingrassia, CEO e partner di I&G Management, sede italiana di Paul Ekman International, la società che diffonde ufficialmente le teorie e i modelli scientifici studiati da Paul Ekman, che oltre a non avere bisogno di presentazioni è stato, guarda caso, consulente diretto per la realizzazione del film “Inside Out”.

Ma dirò di più, Ingrassia è la stessa persona (la rabbia di cui sopra a quali ipocrisie può condurre) che il gruppo cui appartengono le persone che oggi gridano allo scandalo giustamente invitò il 17 Ottobre 2013 ad aprire il Festival della Cultura Psicologica assieme all’allora Presidente Mauro Grimoldi proprio per parlare del modello di interpretazione del comportamento emotivo di Paul Ekman.  

Aggiungo che, a parte Ingrassia per quanto di sua competenza, l’incontro è stato tenuto in realtà anche da uno psicologo iscritto al nostro Albo professionale, il dott. Emanuele Botta (dimenticanza particolare?) e che proprio I&G Management, grazie al lavoro di diffusione delle teorie e delle tecniche di Ekman contribuisce a creare lavoro e professionalità di qualità certificata (a livello internazionale) per numerosissimi colleghi psicologi. Potrei proseguire dicendo che i relatori sono venuti a titolo gratuito e che nel momento della presentazione dell’evento in Consiglio nessuno ha eccepito nulla pur essendo noti i relatori e i loro curriculum, ecc ecc.... Ma non abbiamo bisogno di giustificazioni, in questo caso era ed è importante soltanto far comprendere a tutti il livello di strumentalizzazione cui le notizie possono essere soggette.

Peccato però, perché se la rabbia è comprensibile e va accolta nei colleghi, noi speriamo sempre che il Consiglio possa essere luogo di confronto maturo, sincero e leale per il bene di chi abbiamo il dovere di rappresentare, ma non sempre ciò accade. Questo stesso articolo, con le medesime considerazioni, lo avrei potuto già scrivere decine di volte in quest’ultimo anno su altrettanti temi di allarme e discredito ingiustificato dell’Ordine e della categoria che mi è capitato di leggere, ma ho lasciato sempre che le provocazioni cadessero nel vuoto, oggi era proprio giunta l’ora di fare chiarezza, per il bene del Consiglio, dell’Ordine e di tutti.

Ciò detto, l’iniziativa che ha visto l’Ordine puntare sui massimi esponenti a livello italiano del settore, è stata un grandissimo successo (oltre 150 richieste di partecipazione) ed è stata estremamente gradita a chi ha potuto seguirla in diretta dalla Casa della Psicologia. Questo rimarrà.

Ma quale significato dobbiamo dare invece a quella rabbia che ha manipolato tutto questo e ha prodotto gli articoli di cui sopra?

Un significato storico: la pesante eredità che abbiamo avuto dagli scorsi anni è proprio quella di un Ordine e una comunità professionale carichi di rabbia, conflittuali, carichi di istanze corporative e percepiti da alcuni persino come persecutori e presuntuosi. Un’immagine triste che stiamo pian piano superando, nonostante gli attacchi dei soliti “haters”.

Un significato politico: un modello di gestione politica dell’Ordine basato sugli scandali e sui nemici ha lasciato un’eredità culturale difficile da gestire (il messaggio implicito di un Ordine arrabbiato è che esso stesso tende illusoriamente ad apparire come tutelante; un ordine che gonfia i muscoli e grida molto rassicura e dà un’idea di protezione).

Superando questi schemi oggi abbiamo avviato una nuova era di rappresentanza ordinistica basata sulla valorizzazione delle competenze, sul riconoscimento sociale, sulla credibilità istituzionale, sull’autorevolezza e non sull’autoritarismo o….sulla rabbia!!! La comunità professionale, infatti, se tenuta divisa e frammentata è fragile e sensibile all’uso della rabbia, le difficoltà economiche e occupazionali e la storica poca chiarezza burocratico normativa della nostra professione fanno sì che essa stessa diventi un “appetitoso” strumento di propaganda.

Oggi le cose sono cambiate, ma paghiamo ancora le conseguenze di strategie sbagliate e dobbiamo lavorare con fatica alla ricostruzione e alla diffusione di una presa di coscienza che protegga rispetto alle strumentalizzazioni di cui parlo oggi in questo articolo.

Un significato clinico-deontologico:  Quando i successi della comunità professionale vengono aggrediti è chiaro il segnale che lo “spirito di squadra” (nel Codice Deontologico ben definito negli articoli sui rapporti con i colleghi) viene calpestato in nome della “ragione politica”. Questa “ragione politica”, che noi rifiutiamo, nasce e cresce anche con la grande confusione del vedere la rappresentanza professionale come “politica”, dalla confusione di piani che troppo spesso si legge fra il mandato dell’Ordine e il rapporto con le altre Istituzioni pubbliche e purtroppo dall’invidia che in alcuni casi rischia di portare ad anteporre i propri interessi a quelli della comunità.

Dopo tanti “significati” possibili vorrei dire una cosa soltanto a chiusura di questa lettera: arginiamo, ridimensioniamo e rifiutiamo questo modo di essere nella comunità professionale degli psicologi.

Noi sappiamo e possiamo fare di meglio ed è qui che dovremmo portare sempre più attenzione.

Ovunque leggiate questa rabbia aiutateci a gestirla, contenerla e a superarla.

Grazie
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