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12/05/2017
Ordine degli Psicologi della Lombardia su omosessualità e psicologia:
Nessuna crociata contro i cattolici.
Non accettiamo strumentalizzazioni della professione.
La posizione ufficiale del Presidente dell'Ordine Riccardo Bettiga
Milano, 11 maggio 2017 – In riferimento alla querelle sviluppatasi in questi giorni su social media e organi di informazione, ritengo importante ricondurre la vicenda ai giusti ambiti di contesto, correttezza e veridicità, nell’ottica di una corretta informazione, anche se ogni commento pubblico dell’Ordine non può che ispirarsi alla scrupolosa osservanza degli obblighi derivanti dal segreto d’ufficio e dal rispetto del diritto alla riservatezza: l’Ordine mantiene il riserbo sui procedimenti disciplinari, esattamente come i Giudici non commentano sulla pubblica piazza il merito dei processi.
Posso però affermare, con assoluta certezza, che non è in atto alcuna caccia alle streghe: l’Ordine non contesta la libertà di manifestazione del pensiero o la libertà di coscienza né ha mai utilizzato la deontologia a scopo ideologico o persecutorio.
Non accettiamo, quindi, strumentalizzazioni che mettano in discussione l’assoluta neutralità dell’istituzione rispetto a questioni politiche, ideologiche o religiose.
L’equilibrio e la neutralità, la capacità di mantenere una posizione istituzionale e la grande responsabilità nel rappresentare tutte le anime della categoria sono alla base dell’attuale governance dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e la caratterizzano compiutamente a partire proprio dal suo insediamento dall’anno 2014.
E’ inaccettabile qualsiasi manipolazione che voglia fare apparire l’Ordine all’opposto di ciò che è: un ente laico, apolitico, aconfessionale e completamente neutrale, nato e gestito a totale garanzia di colleghi e cittadini.
Non potendo entrare nel merito del procedimento disciplinare oggetto di attenzione mediatica – in quanto vincolato per legge da obbligo di riservatezza –, desidero però ribadire che il confronto istituzionale tra gli iscritti e l’Ordine professionale riguarda sempre le condotte del collega, pur considerate nella loro interezza, e la loro coerenza o meno con i principi vigenti del Codice Deontologico. Mai, in generale, il disciplinare verte su pensieri, idee o opinioni.
L’Ordine degli Psicologi della Lombardia difende la libertà dei terapeuti di esplorare senza posizioni pregiudiziali l'orientamento sessuale dei propri clienti, segnalando al contempo che qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare nella propria azione professionale i propri clienti verso l'eterosessualità o verso l'omosessualità, può risultare contraria alla deontologia professionale e al rispetto dei diritti dei pazienti (valutazione caso per caso).
Su questi principi poggia l’azione dell’Ordine: ogni altra lettura non può trovare fondamento di veridicità alla luce della nostra identità e missione istituzionale.
L’Ordine non è un tribunale corporativo, ma un’interfaccia di garanzia che assolve il ruolo di tessuto connettivo tra psicologi e cittadini, istituzioni ed enti di ricerca scientifica, con l’obiettivo generale di promuovere e garantire prestazioni di qualità nell’interesse di tutti.
L’intervento in sede disciplinare è funzionale proprio a questo obiettivo, a tutela della salute pubblica e rappresenta un servizio imprescindibile per il cittadino. Il dibattimento disciplinare non corrisponde a un processo di puro giudizio: è una fase di valutazione, riflessione e soprattutto di confronto fra colleghi. Tale valutazione viene condotta in scienza e coscienza, in piena assunzione di responsabilità, attraverso un confronto lungo, leale e democratico e nel rispetto dei principi etici, deontologici e scientifici.
A suggello delle affermazioni di cui sopra, è fondamentale ricordare, ciò che l’articolo 4 del Codice Deontologico Degli Psicologi Italiani recita testualmente:
“Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l'utente e l'istituzione presso cui lo psicologo opera, quest'ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell'intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell'intervento stesso.”
Posso però affermare, con assoluta certezza, che non è in atto alcuna caccia alle streghe: l’Ordine non contesta la libertà di manifestazione del pensiero o la libertà di coscienza né ha mai utilizzato la deontologia a scopo ideologico o persecutorio.
Non accettiamo, quindi, strumentalizzazioni che mettano in discussione l’assoluta neutralità dell’istituzione rispetto a questioni politiche, ideologiche o religiose.
L’equilibrio e la neutralità, la capacità di mantenere una posizione istituzionale e la grande responsabilità nel rappresentare tutte le anime della categoria sono alla base dell’attuale governance dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e la caratterizzano compiutamente a partire proprio dal suo insediamento dall’anno 2014.
E’ inaccettabile qualsiasi manipolazione che voglia fare apparire l’Ordine all’opposto di ciò che è: un ente laico, apolitico, aconfessionale e completamente neutrale, nato e gestito a totale garanzia di colleghi e cittadini.
Non potendo entrare nel merito del procedimento disciplinare oggetto di attenzione mediatica – in quanto vincolato per legge da obbligo di riservatezza –, desidero però ribadire che il confronto istituzionale tra gli iscritti e l’Ordine professionale riguarda sempre le condotte del collega, pur considerate nella loro interezza, e la loro coerenza o meno con i principi vigenti del Codice Deontologico. Mai, in generale, il disciplinare verte su pensieri, idee o opinioni.
L’Ordine degli Psicologi della Lombardia difende la libertà dei terapeuti di esplorare senza posizioni pregiudiziali l'orientamento sessuale dei propri clienti, segnalando al contempo che qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare nella propria azione professionale i propri clienti verso l'eterosessualità o verso l'omosessualità, può risultare contraria alla deontologia professionale e al rispetto dei diritti dei pazienti (valutazione caso per caso).
Su questi principi poggia l’azione dell’Ordine: ogni altra lettura non può trovare fondamento di veridicità alla luce della nostra identità e missione istituzionale.
L’Ordine non è un tribunale corporativo, ma un’interfaccia di garanzia che assolve il ruolo di tessuto connettivo tra psicologi e cittadini, istituzioni ed enti di ricerca scientifica, con l’obiettivo generale di promuovere e garantire prestazioni di qualità nell’interesse di tutti.
L’intervento in sede disciplinare è funzionale proprio a questo obiettivo, a tutela della salute pubblica e rappresenta un servizio imprescindibile per il cittadino. Il dibattimento disciplinare non corrisponde a un processo di puro giudizio: è una fase di valutazione, riflessione e soprattutto di confronto fra colleghi. Tale valutazione viene condotta in scienza e coscienza, in piena assunzione di responsabilità, attraverso un confronto lungo, leale e democratico e nel rispetto dei principi etici, deontologici e scientifici.
A suggello delle affermazioni di cui sopra, è fondamentale ricordare, ciò che l’articolo 4 del Codice Deontologico Degli Psicologi Italiani recita testualmente:
“Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l'utente e l'istituzione presso cui lo psicologo opera, quest'ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell'intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell'intervento stesso.”
File e link correlati
CS_ OPL_ su omosessualità e psicologia
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