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19/05/2017
Il fenomeno dell’accumulo di animali nella prospettiva dello psicologo
immagine articolo Il fenomeno dell’accumulo di animali nella prospettiva dello psicologo Maria (nome di fantasia) è una donna di quarant’anni, molto sovrappeso, che appare come una massaia un po’ trascurata. Alcuni anni fa ha perso la madre, che la aiutava nel menage familiare, e anche, forse, a sostenere il legame con la figlia disabile, che oggi è maggiorenne. Con la morte della madre, con la perdita di questo legame, qualcosa si è rotto nell’equilibrio di Maria, ed è cominciato un lento e inesorabile ritiro. Accanto a questo ritiro, il fenomeno dell’accumulo di animali ha inizio. Maria cerca sul web, e in poco tempo raccoglie, accoglie, “salva” una grande quantità di cani di tutte le taglie e di tutte le razze. Con il passare dei mesi e degli anni, l’appartamento popolare diventa un luogo invivibile, dove gli animali e le due donne vivono uno addosso all’altro. Gli animali, oltre 30, non escono mai di casa. I loro escrementi vengono rilasciati su fogli di cellophane adagiati alla bell’e meglio, sui letti, sui divani, sui tavoli, ovunque. Sacchi neri pieni di immondizia e di escrementi vengono ammassati sul balcone.

I vicini cominciano a segnalare. Il rumore, i latrati, gli odori, diventano insopportabili.

Mara (nome di fantasia), invece, è una donna di cinquant’anni circa, e vive sola. Lavora presso un importante studio di commercialisti e avvocati, in centro a Milano, e nessuno, sul lavoro, si è mai accorto di nulla che fosse strano.

Mara vive chiusa in casa, con oltre trenta gatti e cinque cani. Gli animali non escono mai, e lei accumula spazzatura e oggetti di ogni genere. Il condominio lamenta continue invasioni di scarafaggi che, nonostante le costosissime disinfestazioni, ritornano. Finché qualcuno non si accorge che gli scarafaggi vengono dalla casa di Mara, e interviene l’ufficio d’igiene a portare alla luce quell’inferno, quell’assurdo mondo, chiuso dietro un uscio, al centro di Milano.

Elio (nome di fantasia) è un giovane di vent’anni, e dopo che la ragazza lo ha lasciato, non è più uscito di casa, e vive lì, con il suo cane. L’intervento della squadra di protezione animali, permetterà poi di recuperarlo alla vita, lui e il suo cane.

Sono storie diverse, tutte con un costante: un abbandono, o una perdita, uno strappo, vissuto come catastrofico da soggetti già provati dalla vita, o magari fragili.

Il fenomeno dell’accumulo, che può riguardare oggetti, ma anche, appunto, esseri viventi, che come oggetti in un certo senso finiscono per essere poi trattati, è una compulsione che per lo più “funziona” come una sorta di delirio schizofrenico. L’accumulo diviene una sorta di destrutturazione progressiva, che passa attraverso una profonda distorsione della relazione affettiva ed empatica che si instaura con gli animali d’affezione.

Gli accumulatori, ci dicono le autrici, sono convinti di “salvare” questi animali, e sono convinti di offrire loro affetto e cure. Offrono in effetti la stessa cura che offrono a loro stessi, cioè una sorta di ritiro dal mondo, la costruzione di un nido, di un luogo chiuso e protetto, dove ogni contatto con l’esterno diviene fonte di disagio e viene sistematicamente evitato.

Le dottoresse Silvia Colombo ed Emanuela Prato Previde, insieme alla giornalista Paola d’Amico, con l’aiuto di diversi operatori dei nuclei per la protezione degli animali nonché diversi veterinari e ufficiali sanitari, hanno aiutato i presenti a prendere contatto, a immaginare, questa complessa patologia, questo modo di rispondere al dolore e alla solitudine, che diventa un grave problema di igiene pubblica, e coinvolge interi condomini, comportando costi sociali molto elevati.

Il testo “Una pericolosa arca di Noè” presentato alla Casa della Psicologia il 3 maggio 2017, costituisce il primo lavoro multidisciplinare italiano su questo tema, ed è ricchissimo di spunti e di approfondimenti utili anche per la presa in cura dei soggetti accumulatori, che se non trattati, tendono facilmente alla recidiva.
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